Partendo dal presupposto che l’ipotesi del nuovo ospedale potrebbe essere una mera merce di scambio per la sinistra pesarese per strappare altre promesse o altri impegni dalla regione Marche che serviranno per le prossime elezioni regionali, e che quindi non ci sia nulla di fondato sul "polo nord" della sanità, vorrei esporvi alcune riflessioni.
Innanzi tutto è ben diverso parlare di ospedale nuovo o di ospedale unico; il primo è la struttura che dovrà sostituire l’attuale, il quale più che San Salvatore ormai è diventato "San Patrizio", ovvero un pozzo senza fine; il secondo è l’ospedale che sostituirebbe sia la struttura pesarese sia quella fanese del Santa Croce, anch’ella ormai definibile senza il santa, ovvero solo una croce. Battute a parte è ben diverso concentrare lo sforzo politico sull’una o sull’altra ipotesi per portare a casa il risultato concreto, ed è per questo che nutro dei seri dubbi sulla reale volontà di "toccare" qualcosa di oggi che in fondo non reca fastidio a nessuno.
Ditemi ad esempio chi, tra cittadini pesaresi o tra quelli fanesi, sarebbero, oggi, disposto a rinunciare al proprio ospedale in città; oppure ditemi anche chi sarebbe disposto a spostarsi per non meno di 12-14 km per visite di routine o in day hospital per non parlare poi delle emergenze e del pronto soccorso.
Certo è che in molti, sull’altare dell’efficienza organizzativa e dell’efficacia medica, razionalmente, lo farebbero, ma la maggioranza dei cittadini troverebbe svariate motivazioni per non accettarlo.
Già questa situazione provocherebbe uno stallo politico insormontabile e qualunque ipotesi troverebbe sostenitori da una parte, ma anche dei forti detrattori dal’altra.
Cosa diversa è, invece, ragionare su un ospedale nuovo, che poi in verità si dovrebbe parlare al plurale, cioè di ospedali nuovi. Sia Fano che Pesaro sono ormai obsoleti e con costi di gestione ormai insostenibili.
L’Azienda Unica Ospedaliera Pesaro-Fano è ormai una realtà di fatto e la razionalizzazione dei reparti, presto, prenderà forma e sostanza. Quest’anno per le due vecchie strutture sono previsti investimenti per oltre 30 milioni di euro, quasi uno spreco a pensarci, ma indispensabili, e se valutassimo il costo annuale delle due strutture dovuto alla loro irrazionalità e di conseguenza ai costi di gestione maggiorati, nell’arco di 7-8 anni, con quei costi, si potrebbero costruire strutture nuove con caratteri e modelli organizzativo-gestionali moderni, razionali e, soprattutto, efficaci.
E’ per questo che il dibattito è tutt’altro che scontato e dall’esito certo, ma ciò che temo di più saranno le contrapposizioni politiche, soprattutto nella sinistra che oggi governa Pesaro, la Provincia e la Regione e che troppo spesso hanno fatto emergere più le logiche di partito rispetto alla volontà di porre al primo posto le esigenze dei cittadini e dei malati in particolare.