Tutti lo dicono, le ricerche lo confermano, i dati statistici parlano chiaro, il fenomeno dell'abuso di alcool e droga è in forte incremento, soprattutto nelle fasce di età dei più giovani. Gli operatori sanitari, le associazioni di volontariato e le comunità di recupero sono d'accordo sul fatto che l'uso e l'abuso di queste sostanze siano la conseguenza al  sintomo di disagio e di insofferenza dei nostri ragazzi, i quali poi si "sfogano" con comportamenti, di fatto, autolesivi, spesso all'insaputa della famiglia e dei genitori.

Ma se la causa di tutto ciò è il "malessere", il "male di vivere", perché allora non capire da dove parta questa situazione e studiare le soluzioni per ripristinare un buon vivere?

Tutti abbiamo trascorso l'età giovanile e il "male di vivere", spesso, era legato alla "tempesta ormonale", alle delusioni sentimentali e dalla differenza sociale, condito da altri diversi aspetti, minori, di carattere socio-politico.
Oggi, sicuramente, si aggiunge un aspetto, di non poco conto, che riguarda la evidente crisi del ruolo della famiglia e il modello di società, falsato, che propone la maggior parte della produzione televisiva e il mondo di internet.
Sicuramente la crisi dei rapporti famigliari è l'aspetto meno facile da affrontare e, quindi,  da risolvere, ma che ha la peggiore ricaduta sui figli e sui giovani più in generale.

Sull'aspetto dei modelli sociali a cui tendere, interpretati dai giovani come punti di riferimento,  ci si può lavorare e impostare una linea educativa tesa ad evitare facili mistificazioni e comportamenti collettivi negativi che poi sfociano anche nell'uso e abuso di alcool e droghe più o meno leggere.

Ma se l'uso di alcool è droga è quello di falsificare la realtà e di far esprimere, a chi ne fa uso, soprattutto nella fascia giovanile, prima della fase di malattia, quella parte di se stesso che difficilmente, in condizioni di normalità, potrebbe esprimersi, allora dai comportamenti dei giovani possiamo capire cosa manca loro per essere felici e realizzarsi.

Non esistono ricette magiche o "bacchette" delle meraviglie, ma esiste l'amore che possiamo esprimere per i giovani per farli sentire così come loro vorrebbero sentirsi:amati. Ma quand'è che si ama? Quando ci si conosce, ci si apprezza e ci si esprime. I giovani chiedono solo questo in fondo, potersi esprimere. Credo che dallo sport, al volontariato, all'aggregazione costruttiva, ai laboratori di arte e teatro, all'associazionismo scoutistico e parrocchiale, siano tutte formule vincenti per meglio aggregare i giovani e il compito degli operatori sociali è quello di capire perché altri giovani non si aggregano a queste realtà.

Ad esempio i centri di aggregazione del comune di Pesaro hanno parzialmente assolto a questo compito, oggi occorre che siano gli operatori ad andare dai giovani e non il contrario. Poi , per quanto mi riguarda il percorso che prediligo è il recupero del ruolo della Famiglia, ma su questo occorrerebbe un intervento ad hoc ad esempio sui "PATTI DI FAMIGLIA", una sorta di autocontrollo tra le  famiglie dei giovani che si frequentano al fine di regolarne usi, costumi e abitudini senza creare giovani di serie A o serie B,i quali, fino all'età dei ragazzi di 12 - 14 anni , possono essere un valido aiuto sia alle famiglie stesse, sia ai ragazzi che non vorrebbero far parte del "branco", il quale, per motivi di "sopravvivenza", diventa l'unico punto di riferimento.

Ultimo aggiornamento : 31-08-2010 11:37

Tags : Attività Politica, Politica, ALCOOL E DROGA SE E' SINONIMO DI DISAGIO, CAPIAMO IL DISAGIO

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