Quando in Aula avevamo proposto una Commissione speciale sulla Sicurezza ci davano dei visionari, Pesaro è un'isola felice, ci hanno ripetuto, Tutto va bene e le forze dell'ordine collaborano che è una meraviglia… in poche parole, non serve.
Oggi, dopo l'ennesima violenza, i pestaggi per strada, una città quasi oKKupata, la sinistra cosa chiede: "un centro antiviolenze", motivandolo che il maggior numero dei fatti dilettosi accadono tra le mura domestiche. Tutto vero per carità, ma cosa centra con la criminalità. E' il solito sistema della sinistra di mettere la testa sotto la sabbia e di non ammettere il fallimento della loro impostazione ideologica e sociale.
Non possono avvallare che c'è microcriminalità perché è ammettere il fallimento della loro politica della famiglia e di visione stessa della famiglia; non ammettono che ci sono le Baby gang perché significa ammettere che non riescono a controllare il territorio e i centri di aggregazione non sono sufficienti ad arginare tale fenomeno, ma nello stesso tempo aiutare ad esempio gli oratori, non se ne parla; non possono ammettere che siamo schiavi delle organizzazioni per lo sfruttamento della prostituzione e dello spaccio di droga, perché, per il 90% dei casi, è ad appannaggio di extra comunitari e questo significherebbe aumentare il disagio sociale e il fallimento dell'inclusione degli stranieri.
E allora come la mettiamo? Forse bisognerebbe fare una riflessione più approfondita e uscire dagli schemi ideologici per dare risposte concrete, anche a livello locale, e non i soliti bla bla bla ingiustificati, capaci solo di attaccare il Governo centrale.
Prima del centro antiviolenza, la sinistra locale abbia il coraggio di istituire da subito la Commissione Speciale sulla Sicurezza, così dimostrerebbe di essere coerente.